"Some Sort of Need for Biblical Atonement." Breaking Bad e altre variazioni sul tema di Giobbe
DOI:
https://doi.org/10.13136/2281-4582/2015.i6.598Abstract
Questo saggio fa parte di un progetto più ampio, incentrato – in estrema sintesi – sullo studio dei modi in cui una serie di questioni di filosofia politica relative al rapporto fra cittadino e sovranità dello Stato, e di questioni teologiche relative all’esistenza del male e alla giustizia divina e mondana, si saldano – fin dalle origini– nelle narrazioni del genere poliziesco. La mia ipotesi generale è che la narrativa poliziesca sia uno dei grandi generi della modernità perché è legata alla nascita dello Stato secolare, e perché assolve alla funzione di consolidare l’adesione emotiva e intellettuale dei cittadini allo Stato (non più dotato di una legittimazione trascendente attraverso il diritto divino dei re, e quindi bisognoso di nuovi puntelli) presentandolo come il garante del finale trionfo della giustizia. In questo, la funzione assolta dal poliziesco è esattamente la stessa che, nella civiltà cristiana prima della secolarizzazione, era stata assolta dalla teodicea, cioè dalla riflessione teologica e filosofica volta a dimostrare la giustizia di Dio nonostante l’evidenza empirica del male e dell’ingiustizia nel mondo, un’evidenza difficile da conciliare con l’idea di un Dio definito giusto e al contempo onnipotente. Un po’ come succedeva con l’invito religioso a sopportare e a ben operare in attesa della sicura giustizia all’altro mondo, il poliziesco, con la sua messa in scena dell’efficace operare della legge attraverso i suoi rappresentanti (non importa se individuali o istituzionali), ci invita ad avere fede nell’immancabile giustizia finale. E così facendo svia l’attenzione da altri elementi del funzionamento dello Stato: il fondamento del suo potere nel monopolio sull’uso legittimo della forza, secondo una nota definizione di Max Weber, e il rinvio sine die della realizzazione della giustizia (sociale, e non soltanto penale). Tutte questioni che, come cerco di dimostrare in uno studio più ampio, tornano d’attualità nel decennio post-11 settembre, quando da un lato lo Stato stringe la presa sulle libertà individuali dei cittadini, mostrando l’aspetto repressivo della propria protezione, e dall’altro la combinazione di terrorismo, guerra e crisi finanziaria affievolisce la fiducia nel progresso perpetuo, tanto individuale quanto collettivo.
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